L’Agenzia delle Entrate pubblica ogni anno la nota dell’OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare), relativa all’andamento delle compravendite immobiliari nel nostro Paese.
Nel 2017, si erano già evidenziati importanti cenni di ripresa; con il 2018, il trend è stato confermato, soprattutto per la fascia degli immobili residenziali, ma ha interessato anche negozi, uffici e capannoni.
La profonda crisi del settore iniziata nel 2007 e culminata con il -25% raggiunto nel 2012, pare già un lontano ricordo; sembra infatti, che il mercato abbia pareggiato il conto, ripianando le perdite registrate in quell’annata disastrosa. In effetti, sono circa tre anni che si tirano le somme riportando un segno positivo; merito soprattutto dell’effetto trainante generato dalle vendite residenziali.
Cosa tratteremo
Un incremento differenziato sul territorio
L’aumento delle vendite è tuttavia eterogeneo: i livelli di crescita maggiori vengono registrati nelle isole, nel Nordest e al Sud; a chiudere la classifica ci sono il Nordovest e il Centro, fanalino di coda con solo il 2,5% di incremento.
Nei capoluoghi, inoltre, i progressi sono minimi: l’1,2% contro il 4,7 delle zone periferiche, una differenza di quasi quattro volte.
Nel Nordest, lo scarto diviene così ampio da cambiare anche nel segno: se nelle città non capoluogo si incrementano gli scambi del 5,6%, l’opposto accade nei capoluoghi, con un calo dello 0,7%.
Ci sono tuttavia delle eccezioni. Al Centro si va infatti in controtendenza, con numeri più alti nei capoluoghi rispetto ai piccoli centri: 7,6% contro 4,6%.
L’unica eccezione tra le grandi città è invece Napoli, che stacca tutti con un +11,8%; da Genova a Firenze, passando per Bologna e Roma, i cali registrati vanno dal -3 fino al -1,1%.
Le differenze anche nel tipo di abitazione
Le prime case la fanno sempre da padrone: sul totale dei 246.539 fabbricati abitativi, con 177.212 vendite, rappresentano il 71,8%; nella vendita di quasi tre case su quattro, sono state infatti richieste le previste agevolazioni di legge.
Le tipologie di immobili che hanno potuto godere del beneficio sono per il 50% quelle accatastate con categoria A/2 (immobili a uso civile); segue la categoria A/3 dei locali commerciali con il 30%, e la A/7 (villini), la quale costituisce il 10% del totale.
Le vendite dei privati, con il 90% del campione, rappresentano la quasi totalità, risultando quelle delle società attestarsi solamente al 9,23%.
Sempre molto in voga infine la donazione degli immobili ad uso abitativo, soprattutto al Sud: l’incremento registrato in questo caso è del 4,6%.
Prestiti e terreni
L’aumento delle vendite nel mercato immobiliare ha chiara e naturale risonanza sull’erogazione dei mutui da parte degli istituti di credito.
Nel primo semestre del 2018, sono stati accesi 193.102 nuovi mutui, con un incremento del 5,9% rispetto al medesimo periodo del precedente anno.
Per quanto concerne gli importi, viene confermata la maggioranza dei finanziamenti con cifre fino a 150.000 euro; anche le richieste con cifre dai 200.000 ai 300.000 (in passato poco frequenti), registrano tuttavia un buon incremento: circa il 9%.
Unico calo quello delle surroghe: in pieno rispetto del trend degli ultimi anni, questo settore segna un altro -30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Nell’ambito dei terreni, si confermano numeri positivi, con maggiore incidenza nella vendita di fondi agricoli (di circa 4 volte) rispetto a quella di terreni edificabili. Le compravendite avvenute nel secondo semestre del 2018 in questa fascia di mercato sono risultate infatti in aumento del 2,83% se confrontate allo stesso periodo del 2017.
Parlando di importi di acquisto, sono sempre rimasti nella fascia più bassa, vale a dire quella sotto i 100.000 euro.
Nel complesso, il mercato immobiliare mantiene quindi le aspettative e l’orientamento degli anni precedenti. Viene confermato e ribadito (per chi ne ha la possibilità), l’ottimo momento per investire “nel mattone”, considerata anche la possibilità di ottenere mutui e prestiti a tassi estremamente vantaggiosi.