I massaggi linfodrenanti, come indica il termine, sono manipolazioni finalizzate a migliorare la circolazione linfatica, evitando il ristagno di liquidi, responsabile dell’insorgenza di edemi e gonfiori.
Mediante simili trattamenti viene migliorato il flusso linfatico e di conseguenza anche quello sanguigno, incentivando l‘ossigenazione dei tessuti e il benessere globale dell’organismo.
La tecnica che viene praticata può variare in rapporto alla differente metodica utilizzata e soprattutto al tipo di problematica da affrontare e che può essere soltanto estetica oppure anche funzionale.
Nella maggioranza dei casi si tratta di un drenaggio linfatico manuale, il cui ruolo è quello di far defluire gli accumuli di liquidi dalle zone anatomiche dove si manifesta un’eccessiva riduzione della circolazione linfatica.
Le manipolazioni necessarie per linfodrenare devono essere eseguite da personale esperto e competente, come i fisioterapisti, professionisti che ben conoscono i punti su cui agire per mettere in atto un trattamento efficace, sicuro e durevole.
Cosa tratteremo
Perché fare i massaggi linfodrenanti
Quando si verifica un rallentamento del circolo linfatico, succede spesso che il ricambio idrico dell’organismo subisca uno squilibrio funzionale e che di conseguenza si formino gonfiori ed edemi a livello di caviglie, piedi e parte inferiore dei polpacci.
Questo fenomeno può essere affrontato efficacemente con un’azione meccanica manuale esercitata in particolari punti dei vasi linfatici e dei linfonodi, per ripristinare il normale flusso della linfa.
A livello estetico il linfodrenaggio si conferma la soluzione ideale per chi soffre di cellulite, in quanto contribuisce a incentivare la lipolisi e quindi lo scioglimento dei pannicoli adiposi che fungono da substrato per questo inestetismo.
I trattamenti linfodrenanti sono consigliati anche su pazienti che si sono sottoposti a liposuzione e liposcultura, e anche durante la gestazione per migliorare la circolazione.
L’azione terapeutica del massaggio linfodrenante favorisce l’eliminazione dei liquidi interstiziali e stimola la produzione di leucociti e immunoglobuline da parte degli organi del sistema linfatico.
Infatti, tra le finalità di questo trattamento vi è anche un’efficace azione immunostimolante.
Contrariamente a quanto possa sembrare, il linfodrenaggio è una tecnica molto complessa e quindi deve essere effettuata da operatori qualificati che conoscono perfettamente l’anatomia del circolo linfatico e la localizzazione degli organi ad esso collegati.
Infatti, il drenaggio dei liquidi interstiziali deve seguire determinati percorsi fisiologici provocati da adeguate manipolazioni.
Lo scopo di massaggi del genere è quello di incanalare la linfa verso le zone più prossime all’area massaggiata, per facilitare la circolazione linfatica superficiale: esistono vari tipi di manipolazioni che prevedono una leggera pressione sulla cute, la quale deve svolgersi in maniera lenta e delicata, sfruttando spinte tangenziali.
Di norma, i massaggi iniziano a livello del collo (dove sono localizzati numerosi linfonodi) e procedono verso il basso, interessando il tronco, gli arti superiori, il bacino e gli arti inferiori, fino ad arrivare ai piedi.
Come si effettuano i massaggi linfodrenanti
Esistono due metodi per effettuare i massaggi linfodrenanti, che sono:
- il metodo di Vodder
- il metodo di Leduc
Il metodo di Vodder consiste nell’applicazione di quattro diversi movimenti, che sono:
- circolari;
- rotatori;
- a pompaggio;
- erogatori.
I movimenti circolari, che devono essere leggeri ma efficaci, costituiscono l’approccio iniziale del trattamento a cui fanno seguito movimenti rotatori di frizione sulla cute.
I movimenti a pompaggio prevedono una pressione più o meno intensa sulle parti anatomiche interessate, che si alternano con movimenti erogatori di frizione.
Il metodo di Leduc prevede soltanto due tipi di movimenti, che sono di richiamo e di riassorbimento: la manovra di richiamo viene effettuata sotto alla zona di ritenzione idrica e svolge il ruolo di liberare i vasi linfatici, mentre la manovra di riassorbimento si realizza nei punti specifici di deposito della linfa, e consente il suo riassorbimento all’interno dei vasi superficiali.
La scelta e l’efficacia di uno di questi due metodi dipende dall’esperienza e dalla manualità del fisioterapista, che non deve mai comprimere troppo la cute per evitare percezioni dolorose, arrossamenti o irritazioni.