Molti dei capi indossati ogni giorno – dal pigiama, al completo per l’ufficio, dai leggings per la palestra, all’abito lungo da gran sera – sono realizzati in jersey. Che però non è un tessuto!
Ecco alcune informazioni e curiosità per scoprire origini e caratteristiche del jersey.
Cosa tratteremo
La storia del jersey
Negli ultimi anni si è assistito sempre di più alla tendenza a indossare capi casual, o addirittura sportivi, anche in occasioni formali. È stato niente di meno che il Merriam-Webster, l’autorevole dizionario di lingua inglese, a definire questo stile, coniando il termine athleisure.
Sebbene quindi tutto sembri far riferimento a tempi recenti, va segnalato che la prima ad aver introdotto nella sartoria femminile, ormai più di un secolo fa, stoffe e tagli fino ad allora confinati all’ambito sportivo, è stata Coco Chanel.
Mademoiselle prese spunto da alcuni abitanti di un’isola della Gran Bretagna, perlopiù pescatori, che indossavano abiti da lavoro realizzati con una stoffa morbida ed elastica. La loro terra, Jersey, situata nel bel mezzo della Manica, ha poi dato il nome a una maglia dall’incomparabile versatilità.
Cos’è il jersey?
Per quanto avvenga di frequente, è improprio definire il jersey un “tessuto”. Infatti per tessuto ci si riferisce a un intreccio di fili perpendicolari tra loro, realizzato a telaio con trama e ordito. Il termine “jersey”, invece, si riferisce piuttosto al metodo di fabbricazione della stoffa. Ovvero tramite la lavorazione a maglia – cioè all’intreccio di un filo, ottenuto con ferri, uncinetti o macchine per maglieria.
Dalla prima rudimentale macchina tessile, risalente alla fine del XVI secolo, la tecnologia ha permesso di raggiungere livelli eccezionali di qualità e raffinatezza. In questo modo si è messa l’efficienza industriale a servizio dell’esperienza artigianale e generando di conseguenza una continua innovazione.
Quali caratteristiche presenta il jersey?
Tra tutte, il jersey è il tipo di maglia più semplice, anche per questo originariamente era più economica di altre stoffe. Per ciò Coco Chanel agli albori, la scelse per confezionare abiti femminili, destinati per la prima volta alla passerella. Tuttavia, dopo averne constatato le apprezzabili caratteristiche di confort e vestibilità, Mademoiselle decise di continuare a utilizzarlo perché “il lusso deve essere comodo, altrimenti non si tratta di lusso”.
La stoffa in jersey si presta a essere realizzata con filati più o meno fini che conferiscono pesantezze e caratteristiche diverse a seconda dell’uso e dell’applicazione che se ne fa. In ogni caso, si presenta molto morbida al tatto, non si sgualcisce ed è in grado di modellarsi alle diverse forme del corpo.
Inoltre, se lavorata con tecniche specifiche, ha la peculiarità di essere indemagliabile, ovvero se si crea una lesione nel tessuto, il foro non perde la maglia e quindi non si allarga.
Con quali filati si realizza il jersey?
Il jersey viene lavorato con ogni tipo di fibra tessile, dipende dal genere di capi cui viene destinato.
- Il cotone, ad esempio, conferisce alla maglia elasticità e morbidezza, donandole un aspetto opaco. È ideale per confezionare t-shirt, felpe, pigiami, ma anche biancheria per la casa e vestiti dalla consistenza leggera.
- Analoghe caratteristiche si ritrovano anche nel jersey di lana, che però è funzionale soprattutto nella realizzazione di capi più pesanti, adatti alla stagione invernale o comunque a temperature più rigide.
- Per gli abiti morbidi e femminili, che disegnano la figura donandole luminosità, in genere si predilige l’uso del jersey di viscosa, un filato artificiale che crea una trama dalla lucentezza brillante e dalla piacevole caduta.
- Le fibre sintetiche, come il poliestere e il nylon, vengono invece impiegate per dar vita a indumenti sportivi particolarmente resistenti, magari arricchiti da una percentuale di elastan, che dona elasticità e rende i capi indeformabili.
- Infine il jersey costituito da microfibre di poliammide si distingue per le ottime doti di traspirazione e prevenzione dei cattivi odori.
Quanti tipi di jersey esistono?
Vi sono varie tipologie di jersey, determinate non solo dai materiali utilizzati, ma anche dalle diverse modalità di fabbricazione.
Il classico Single Jersey, ad esempio, è lavorato a maglia a strato unico, con un diritto e un rovescio. Di solito è bi-elastico, ovvero presenta una buona elasticità sia nel senso lungo che in quello trasversale.
Per accentuare questa caratteristica di flessibilità, talvolta viene aggiunta al filato una percentuale di elastan, ottenendo così un Jersey Stretch in gran parte destinato a capi tecnici e sportivi, che devono distinguersi per adattabilità e confort.
C’è poi il cosiddetto Double Jersey che, come si intuisce, è lavorato a maglia a due strati – entrambi solo con maglie diritte o rovesce – e, a scapito dell’elasticità che si rileva solo in direzione trasversale, presenta una robustezza e una pesantezza maggiori, cadendo meglio rispetto alle stoffe più sottili. Per questo è impiegato soprattutto nella realizzazione di pantaloni classici, blazer e abiti invernali.
Diverso è invece l’Interlok, un jersey lavorato a maglia double-face con maglie diritte su entrambi i lati, che conferiscono alla stoffa una foggia resistente e compatta, rendendola ideale per l’abbigliamento dei neonati.
Come il precedente, anche il Jersey Jacquard è lavorato a maglia double-face. Per realizzare questo jersey meno estensibile, ma dalla splendida caduta, i motivi vengono lavorati a maglia e non stampati, mentre il contrasto si crea utilizzando il rovescio.