VAR e AVAR sono due sistemi di arbitraggio che nel calcio sono stati introdotti a partire da marzo 2016, anche se il primo impiego è stato verificato a giugno dello stesso anno.
Il termine VAR è un acronimo che sta per “Video Assistant Refree“, che in italiano significa Assistente Video dell’Arbitro. Assieme a questo sistema viene impiegato anche quello dell’AVAR, ovvero “Assistant Video Assistant Refree“, che tradotto vuol dire Vice Assistente Video dell’Arbitro.
Dietro VAR e AVAR vi sono due ufficiali di gare che hanno lo scopo di aiutare l’arbitro esaminando delle situazioni dubbie o ambigue che si sono verificate durante una partita grazie all’uso di filmati.
Cosa tratteremo
I primi utilizzi del sistema VAR
Dopo essere stato approvato e utilizzato per alcune partite e competizioni internazionali, il VAR è stato introdotto nel campionato italiano di Serie A 2017/2018 che a tutti gli effetti è stato il primo ad aver sfruttato questa nuova tecnologia.
Spesso il VAR viene anche chiamato con il nome di “moviola in campo“, ed è stata una delle più grandi novità durante le partite del Mondiale di Russia del 2018.
A cosa serve il VAR?
Essenzialmente il VAR viene utilizzato per due obiettivi principali: il primo è quello di correggere delle decisioni chiaramente errate, mentre l’altro è quello di segnalare degli episodi per verificare situazioni dubbie che magari possono essere sfuggite al direttore di gara.
Il VAR non può essere utilizzato su qualsiasi momento del gioco ma soltanto per eventi particolari, chiamati in gergo “Match-Changing Situations“, ossia quelle situazioni che possono cambiare l’incontro.
Il VAR viene impiegato in caso di goal, assegnazioni di eventuali rigori, espulsioni con cartellino rosso diretto e persino per possibili scambi di identità tra i calciatori.
Come funziona il VAR
Per applicare il VAR sono necessari tre piccoli step:
- il primo è la verifica dell’episodio da esaminare;
- una volta deciso di ricorrere al VAR, la situazione viene analizzata dal sistema e dai due assistenti di gara;
- dopo aver esaminato le immagini video viene adottato un provvedimento da parte dell’arbitro sul campo.
Il VAR dunque viene usato precisamente nel secondo step e l’arbitro prima di prendere la sua decisione può scegliere di ascoltare i due assistenti di gara e fidarsi di ciò che gli viene detto oppure, in alternativa, può richiedere di prendere visione delle immagini “incriminate” lui stesso direttamente sul campo.
Per fare questo dovrà indicare con le mani la forma di uno schermo, anche per far capire al pubblico presente e a quello di casa la sua decisione di richiedere l’intervento del VAR in campo.
Richiesta d’uso e decisioni successive al VAR
La richiesta di ricorrere all’uso del VAR può arrivare da parte del direttore di gara, magari indeciso su un provvedimento o una qualunque situazione, e da parte degli assistenti qualora avessero notato una decisione sbagliata in modo molto evidente e chiaro.
Calciatori, staff tecnico e dirigenziale delle squadre che disputano l’incontro non possono mai chiedere l’intervento del VAR in nessuna occasione. In caso di richieste plateali da parte di queste persone oppure di interventi durante l’analisi video da parte dell’arbitro, sono previste delle sanzioni di diversa gravità.
Le decisioni in seguito alla presa visione della moviola in campo spettano sempre e comunque al direttore di gara: l’arbitro è sempre l’ultimo ad avere parola su provvedimenti e scelte da prendere.
Il sistema VAR può cambiare il verdetto solo ed esclusivamente in caso di errori clamorosi e palesi, nelle altre situazioni l’arbitro continuerà ad avere pieno potere decisionale durante il corso di tutta la partita.
Gli assistenti dietro il VAR
Dietro il VAR non vi sono altro che due arbitri in attività, per questa ragione il sistema della moviola in campo ha reso superflui i due assistenti di gara addizionali che si occupavano della porta. Durante la designazione arbitrale, infatti, vengono anche fatti i nomi degli arbitri destinati al VAR per ciascuna partita di campionato o Coppa Italia.
Ma è maschile o femminile?
VAR viene considerato come sostantivo femminile, nulla di più sbagliato, poiché l’espressione corretta è al maschile. A dirlo è anche l’ex arbitro Rosetti, responsabile italiano del progetto VAR, che afferma di chiamarlo “il” VAR e mai “la” VAR come spesso si sente dire da persone o telecronisti.
Il VAR: arbitraggio innovativo
Il VAR è un sistema di arbitraggio altamente innovativo che può stravolgere gli esiti di una partita, poiché grazie a questo controllo è possibile annullare/assegnare reti oppure decidere di dare un rigore potenzialmente decisivo.
Molte persone ancora oggi sono contrarie all’uso del VAR perché l’impiego “stravolge” il ritmo incalzante degli incontri sportivi, tuttavia, utilizzare questo sistema aiuta a contrastare gli errori arbitrali a favore di un risultato corretto per ogni partita di calcio, arginando, inoltre, il rischio di contestazioni da parte delle varie tifoserie.